Articolo di Sonia Vincenzi

La parola “ottimismo” è spesso male interpretata. Pensiamo all’ottimista come a una persona che sogna e non vede le conseguenze delle sue azioni o peggio ancora ad una persona sciocca, illusa, ingenua.

Nulla di più sbagliato.

L’ottimismo è la capacità di reagire di fronte a situazioni avverse, circoscrivendo il fatto negativo, senza attribuire la colpa di ciò che accade e senza che questo possa influenzare l’agire, ma possa solo ampliare il punto di vista.

Essere ottimisti e circondarsi di collaboratori ottimisti è un vantaggio competitivo enorme.

L’ottimista ha sviluppato un concreto senso della realtà e sa come agire senza farsi influenzare. E’ in sostanza una persona che non si piega di fronte alle avversità ma ha sviluppato le skills giuste per domare le circostanze avverse.

Gli ottimisti sono in genere persone di successo, determinate e hanno un’influenza positiva sull’ambiente che li circonda influenzandolo e rendendolo più dinamico.

In un modo in cui domina il “si è sempre fatto così”, gli ottimisti sono quelle persone che sanno rompere gli schemi e vedere soluzioni dove altri vedono solo problemi.

Sergio Marchionne, in uno dei suoi libri, scrive:

“Quello che raccomando sempre ai miei ragazzi è di andare oltre l’ovvio e il conosciuto, di cambiare prospettiva e rovesciare il tavolo ogni giorno. Dico loro di non ripetere sempre le stesse cose, gli stessi percorsi e di ricordarsi che la concorrenza sa già da tempo quello che noi abbiamo appena scoperto. Solo rompendo gli schemi si raggiungono quegli Unthinkables di cui abbiamo bisogno oggi.”

Gli ottimisti cercano, sperimentano, provano e riprovano fino a quando una soluzione non si dimostra realmente efficace, generando consapevolezza e qull’atteggiamento che porta a considerare tutto ciò che accade come un’opportunità di apprendimento, uno stimolo al miglioramento continuo e un’occasione per crescere.

Perché circondarsi di collaboratori ottimisti?

Ci sono molti vantaggi, primi tra tutti:

  • la realizzazione sul lavoro che si traduce in attaccamento all’azienda e quindi azzera il turn over;
  • il clima organizzativo positivo che vuol dire ridurre lo stress, la demotivazione, l’assenteismo e le inefficienze;
  • le relazioni più distese e costruttive;
  • una maggiore concentrazione sul lavoro che riduce reclami e non conformità;
  • una maggiore creatività e spinta innovativa.

L’ottimismo può diventare uno stile aziendale.

Anzi, direi che al giorno d’oggi dovrebbe essere un obiettivo per le aziende che faticano a trattenere risorse al loro interno e a farle crescere. Questo perché una ricerca scientifica condotta da Sonja Lyubomirsky ha evidenziato come gli ottimisti abbiamo tutte quelle caratteristiche personali e professionali che possono rendere un’azienda attrattiva e unica. Infatti gli ottimisti:

  • sanno imprimere una direzione positiva ai loro pensieri;
  • hanno il controllo della propria vita, responsabilizzandosi per i successi e gli insuccessi. Allo stesso tempo hanno la possibilità di gestire con maggior successo situazioni critiche affrontandone gli sforzi e fatiche;
  • hanno la capacità di valorizzare e apprezzare le cose che vanno bene;
  • sono consapevoli che le proprie azioni e capacità potranno portare ad eventi positivi senza mai attribuire i risultati alla fortuna o alla casualità.

Marco Aurelio diceva:

“La qualità della nostra vita dipende dalla qualità dei nostri pensieri”

A tutti gli imprenditori dico quindi, circondatevi di collaboratori ottimisti! Ciò migliorerà la qualità della vostra vita e anche i risultati della vostra azienda saranno molto diversi.