Articolo di Gian Battista Liazza

Da osservatore ritengo  che la parola “cambiamento” sia fra le piu’ ricorrenti, soprattutto nel linguaggio organizzativo e manageriale.

Anche fra gli imprenditori e’ molto usata ma con un po’ di resistenza, forse emerge qualche timore soprattutto quando scoprono che non si tratta solo di investimenti, cui sono stati sempre abituati, ma di qualcosa di nuovo, di sconosciuto.

Il cambiamento fa paura?

Il cambiamento che ci aspetta implica la disposizione a mettere in un baule quel che si sapeva e si faceva fino ad oggi per essere pronti ad affrontare quel che non si sa ancora e che sicuramente non si è mai fatto fino ad ora.

Il futuro ci aspetta dietro l’angolo ed è già iniziato.

L’innovazione, chiamiamola pure cambiamento,  riguarda soprattutto il modo di pensare e di agire coerentemente per affrontare il futuro sopravvivendo e godendone i benefici. 

Cambiare modo di pensare e di agire, significa cambiare noi stessi e non limitarsi a ritenere che il tutto si risolva comprando qualche attrezzatura nuova.  

Se pensiamo alla meccanica, ad esempio,  che si è molto evoluta con l’utilizzo dei sistemi informatici (pensiero, calcolo….) ma che si può ritenere ferma ad Archimede e ai suoi principi per il resto, scopriamo che i mandrini delle macchine utensili  ed altri aggeggi come i trapani ad esempio, ruotano da quattromila anni.

Gia’ a quei tempi sapevano fare molte cose con tutto ciò che ruotava.

Alzavano l’acqua, molinavano i cereali, ecc. Poi i secoli bui del medioevo ci hanno fatto perdere mille anni di progressi.

Gli antichi erano piu’ propensi ai cambiamenti, alle novità.

Oggi siamo piu resistenti, temiamo di perdere ciò che abbiamo.

Intanto la scienza ci prepara cambiamenti straordinari a cui ci dobbiamo preparare in fretta.

Siamo pronti ad andare da Roma a New York in un’ora?

Mettiamola cosi’: siamo pronti a  lasciare nel citato baule ciò che già sappiamo e sappiamo fare per apprendere velocemente ciò che non sappiamo  e non siamo ancora capaci di  fare?

Pensiamo che le organizzazioni si possano gestire come ai tempi dell’Ingegner Taylor o di Henry Ford (un secolo fa piu’ o meno)?

Pensiamo che  il dilagante analfabetismo funzionale  e una scuola inadeguata ci possano accompagnare nel futuro, ormai prossimo?

Dobbiamo cambiare noi stessi per cominciare, essere diversi nell’approccio, nella gestione delle cose, nell’essere leader modificando in meglio il giudizio che abbiamo degli altri. 

 Chi si è già messo a correre è in vantaggio rispetto a chi è ancora in attesa di prendere decisioni sul da farsi.

Come ci anticipò Einstein, cerchiamo di stimolare la curiosità e la creatività, l’immaginazione in tutto ciò che facciamo. Immaginazione e creatività sono più importanti della conoscenza e se lo diceva Albert, io gli credo.

Studiamo il futuro e prepariamoci a viverlo. Altrimenti  avremo grossi problemi di decrescita che non sarà sicuramente felice. 

Sicuramente dobbiamo cambiare principi e metodi, soprattutto nella formazione. Conseguentemente il modo di operare insieme agli altri. 

Ho il dubbio che le donne lo abbiano già capito e siano pronte al cambiamento.