Articolo di Sonia Vincenzi

In molti in questo periodo parlano di leadership ed è normale in un mondo che ha perso i punti di riferimento, un mondo in crisi. Una crisi culturale, un momento di passaggio decisivo e pertanto anche rischioso, dove il vecchio muove ma il nuovo stenta ad emergere.

Un mondo senza leader veri, di quelli conosciuti nella storia, nello sport e che sono stati protagonisti di risultati che sono andati oltre la logica. Leader che hanno formato altri leader, che hanno fatto la differenza.

Oggi nessuno forma nessuno: questo è l’aspetto più evidente di un mondo in crisi. Dove tutti vogliono dare lezioni ad altri senza mettere in discussione se stessi. Dove dall’alto di cattedre inesistenti ci si arruola il diritto di dire cosa è giusto e cosa no.

Con quale risultato poi se nessuno cresce al loro cospetto?

C’è bisogno di leader capaci di formare persone capaci.

La mia domanda è: siamo sicuri di aver chiaro di cosa stiamo parlando? E soprattutto, siamo certi che ne parliamo in modo nuovo? O stiamo solo dando una spolverata a vecchi concetti? Magari nascondendoli dietro a frasi d’effetto?

Io sono una fanatica della coerenza quindi tendo a misurare sempre la febbre, come si suol dire, a chi dice cosa è giusto o sbagliato fare, a chi fornisce consigli e a chi impartisce lezioni con una certa, a volte, arroganza nel dare per certe cose che di fatto non lo sono.

Nella vita ho scelto maestri che rappresentassero nel bene o nel male quello che facevano tutti i giorni sul campo, mettendo sul palcoscenico della vita pregi e difetti.

L’autenticità è una ricerca costante nella mia vita.

Ho scelto maestri, leader scomodi, che mi spingessero nella mia più totale zona di sconfort e in questo li ho amati e odiati allo stesso tempo. Anche oggi faccio lo stesso dedicando ore e ore alla mia formazione in modo maniacale a volte.

E ringrazio tutti per questo; sono stati e sono tutt’ora delle guide per me, dei leader da seguire, delle persone con luci e ombre che mi hanno fatta rinascere ogni volta. Ogni volta in modo diverso, con maggiore consapevolezza e ricchezza umana.

Cosa c’entra tutto questo con la leadership?

Ora ve lo spiego. Quando leggo che per essere leader occorre rompere gli schemi e pensare in modo diverso, cosa che io sottoscrivo e ho scritto anche un libro sull’argomento, mi chiedo sempre chi lo dice lo fa? E come? Come me lo dimostra?

Quando leggo che il leader oggi deve essere fiducioso. Fiducioso di cosa? Fiducioso nel futuro? Fiducioso nei collaboratori? E’ ancora troppo generico, non pensate?

La fiducia è un tema complesso.

Filosofi e sociologi hanno scritto dei trattati sul tema che ridotti a indicazioni del tipo: “devi avere fiducia nei tuoi collaboratori” mi sembra alquanto semplicistico.

E se un imprenditore per esempio non si fida dei suoi collaboratori, come fa? Non è un leader efficace? E come può diventarlo? Qual è la pastiglia che deve prendere per essere fiducioso?

O ancora quando leggo che il leader di oggi deve mettere al centro le risorse umane, vero in linea generale, ma come? Stiamo ancora sul generico.

A volte io ricevo risposte del tipo “beh, pago gli stipendi, assegno a tutti un premio a fine anno, ho fatto per tutti anche l’assicurazione Covid… me lo ha detto il mio consulente di fare così”.

E’ chiaro a tutti che questo non c’entra nulla con la leadership e il mettere le persone al centro vero?

Allora cosa significa essere un leader?

Per essere un leader bisogna avere il coraggio di comprendere chi si è veramente, nel bene e nel male.

Perchè questo è quello che metteremo in scena giorno dopo giorno.

Tutti possiamo migliorare ed è auspicabile farlo ma questo presuppone il riuscire a stare nella propria zona di sconfort, allenarsi, andare oltre la logica.

Meglio un leader imperfetto di un leader che recita una parte.

E’ meglio un leader che sbaglia, chiede scusa e riparte, di un leader che vuole avere sempre ragione perchè diversamente non sa essere all’altezza della situazione.

Troppo spesso vedo persone in posizione di leadership sedute su un trono che non hanno.

Alla lunga tutto questo diventa molto frustrante e molto pericoloso perchè si perde di vista il senso delle cose, la direzione, gli obiettivi, i sogni e tutto ciò che ci fa alzare ogni giorno con la voglia di fare la differenza in questo mondo.

Chi sono i leader che fanno la differenza?

Lev Tolsoj, uno dei miei autori preferiti (chi mi conosce bene sa che amo la letteratura russa) nel saggio intitolato “Il non agire”, scrive: “Si dice comunemente che la vera realtà è ciò che esiste oppure che solo ciò che esiste è reale. Ma è tutto il contrario: la vera realtà, ciò che noi conosciamo realmente, è ciò che non è mai esistito, L’ideale è la sola cosa che noi conosciamo con esattezza, E’ solo grazie all’ideale che noi conosciamo qualsiasi cosa e pertanto solo l’ideale può guidarci come individui e come umanità nella nostra esistenza”

I leader che fanno la differenza sono quelli che si spingono oltre la logica, che hanno degli ideali così forti da consentire loro di dominare le onde di un mercato e di un mondo in continuo divenire e senza punti di riferimento.

Tutto questo non si può insegnare con l’applicazione di modelli preconfezionati o peggio ancora ascoltando slogan che ci sono poco d’aiuto nella vita di tutti i giorni.

Quello che formatori e consulenti possono fare è prendere per mano le persone e aiutarle a trasformare i punti deboli in punti forti, con grande umiltà, pazienza e assenza di giudizio, che è la cosa che frena la nostra vera crescita come esseri umani prima ancora che come professionisti, imprenditori, manager, impiegati, studenti, figli, ecc…

Ma formatori e consulenti non sono esclusi da una formazione continua e costante, nonché dal cercare di capire prima di mettere le mani su una realtà umana e organizzativa che non conoscono.

Siamo seri e diciamolo con tutta sincerità: a chi stanno simpatici i consulenti sempre seriosi, tutti vestiti allo stesso modo, sempre con quest’aria saccente di chi sa tutto, a volte arroganti nel dire addirittura dove gli altri sbagliano?

Come se i consulenti fossero dei dell’Olimpo …

Beh, io da anni ho preso le distanze da questo modo di essere e di presentarmi; finivo per annoiare anche me stessa.

Non a tutti posso piacere ma se qualcuno è stanco dei soliti cliché, io rappresento un modo diverso di essere una trainer e una consulente.