Articolo di Gianbattista Liazza
Di capitale umano se ne parla tanto in Italia, da molto tempo, ma nelle organizzazioni, salvo poche eccezioni, nulla è cambiato soprattutto nelle piccole e medie imprese che qui da noi vuol dire la stragrande maggioranza.
Gerarchia piramidale, uno solo comanda, disciplina contrattuale (taciamo sul ruolo dei sindacati negli ultimi anni); la responsabilità è intesa come colpa (tu sei responsabile …), si è sempre fatto così, ecc.
Insomma, non ci siamo scostati molto da Taylor in più di un secolo…
Intanto la tecnologia correva e cambiavano le condizioni sociali ed economiche, la psicologia, i comportamenti delle persone, le attese dei giovani soprattutto.
In queste condizioni di severo contrasto fra dentro e fuori i luoghi di lavoro, la reazione delle persone dipendenti è comprensibile: impegnarsi al lavoro il meno possibile tanto conti poco. Meglio fuori, dove c’è la rete, i giochi in cui la competizione è fantasia.
Frattanto le relazioni stanno mostrando strappi preoccupanti: bullismo anche fra i maturi, violenza, suicidi di adolescenti, famiglie frantumate, una scuola che non forma, non educa e sorvoliamo sul consumo di farmaci, droghe, alcolici, ecc.
Se diciamo che rinunciano ad impegnarsi non intendiamo il lavorare, l’applicarsi fisicamente che è obbligo evidente se non vogliono perdere il posto; intendiamo il pensare, il farsi coinvolgere, il contribuire al miglioramento continuativo, essere mentalmente partecipi del risultato, sentirsi appartenenti pienamente all’organizzazione, essere una squadra che si afferma: si chiama senso di appartenenza.
Ma gli viene richiesto?
Non ci sembra, anzi il contrario. Mi diceva un imprenditore, si fa per dire, che lui ai collaboratori (i dipendenti, preferisce questo termine) le sue idee, i suoi numeri, non li comunica, ci mancherebbe altro. Infatti, comunica solo rimproveri, lamentele, con una sorta di astio. Proprio così…
Questi problemi sono di ora, di molte organizzazioni attuali che per queste insane ragioni sono in seria sofferenza, figuriamoci cosa accadrà con i cambiamenti che ci aspettano.
Evidentemente la responsabilità di questa arretratezza sta ai vertici, dove si comanda, con una inammissibile complicità delle cosiddette forze sociali (sindacati dei lavoratori e degli imprenditori). E lasciamo perdere la politica, ci servirebbe la Merkel che proprio in questi giorni ha dichiarato di essersi laureata in fisica per opporre le ragioni della scienza a quelle del brutale autoritarismo. E nella sua vita politica ha dimostrato ciò che vale. Una scienziata della politica, noi siamo molto carenti anche in politica.
Ma anche in Italia dovranno per forza cambiare moltissime cose, per non naufragare.
Chiacchiere nei convegni ma fatti pochi, pochissimi. E pensare che anche le certificazioni di qualità da anni recitano: coinvolgimento consapevole e responsabile dei lavoratori. Abbiamo un problema di arretratezza culturale più che di soldi. L’analfabetismo disfunzionale colpisce anche il management, gli imprenditori, i vertici delle organizzazioni evidentemente. Non può essere diversamente se in questa materia non andiamo oltre ai convegni.
Come penso il cambiamento in un prossimo futuro di trasformazione generale che incombe molto velocemente e cosa stimo necessario perchè sia denso di positività nelle organizzazioni?
- considerare i dipendenti come persone e quindi possedere una cultura che ci rende consapevoli di cosa vuol dire il termine e ne condivide i significati (organizzazione come comunità di persone)
- stimolarli ad essere partecipi, coinvolti, responsabili, appartenenti
- affrontare con loro e svilupparne seriamente la formazione (anche educazione non solo addestramento operativo); la loro crescita umana e professionale
- gestire le diversità senza pregiudizi, valorizzandole perché sono destinate ad aumentare e ad evidenziare i problemi che comportano
- investire con dovizia e intelligenza comprendendo il reale significato del termine capitale umano.
Questo è per noi il minimo del cosa fare, dopo aver disegnato la struttura coerente alla visione strategica dell’impresa; per affrontare il nuovo e diverso scenario partendo dal capitale umano che si rivelerà sempre più determinante nell’economia delle nazioni, perché farà la differenza nel trovare la soluzione ai problemi del cambiamento incombente, per sopravvivere. Forse non tutti vogliono prendere consapevolezza che nulla sarà più come prima…
E ora ci aspettiamo la domanda: va bene, ma come fare?
Per ragioni di spazio, affronteremo l’argomento rapidamente, nel prossimo appuntamento composto solo di aspetti del come fare.
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