Articolo di Gianbattista Liazza
Il Covid 19 ha posto fine a un ciclo di anni spensierati si potrebbe dire, anche se nella realtà non è proprio così. Anni in cui si è voluto o si è finto di essere spensierati. Al punto di trovare rifugio in zone comfort che sembravano eliminare ogni difficoltà. Fin da bambini ci sono cellulari, smartphone, TV, giochi competitivi da vivere sul divano e, per chi se lo è potuto permettere viaggi, motori, e così via. Le donne non si corteggiano e conquistano ma si stuprano e comunque si bastonano con violenza inaudita fino ad ucciderle e senza ritenerla una grave nefandezza ma una normale attività per punire o per sconfiggere la noia. Sembra che i maschi così si sentano appagati, soddisfatti, soprattutto i giovani.
Non ci siamo accorti che nel 2020 si sono suicidati 400 adolescenti e che chi è riuscito a laurearsi con ambizioni di personale affermazione se ne è andato all’estero dove evidentemente si pratica il merito e quindi ci sono condizioni migliori per chi ha talento.
Da noi una scuola mediocre ed inadeguata che si limita ad istruire (e neanche tanto) ma non forma la persona, non educa, ci ha regalato l’analfabetismo disfunzionale a livelli da capogiro. Siamo in vetta alle classifiche per il numero di Italiani che non leggono, che non capiscono ciò che leggono, che non conoscono il significato delle parole, che non usano correttamente il linguaggio.
Ho fatto un brutto sogno?
No. Lo dicono studi e statistiche internazionali. Questa è la situazione che ci ritroverà attoniti alla fine della pandemia che frattanto avrà peggiorato la situazione condendola di paure e depressioni sempre più diffuse (il consumo di farmaci è allarmante, per non menzionare droghe e alcolici).
A questo punto la domanda: cosa fare nei trenta anni a venire, come vediamo il prossimo futuro?
Scienza e tecnologia ci innonderanno di novità, ma sarà la tecnica a dominare il futuro con il rischio di renderci schiavi di una ben più avanzata e severa forma di schiavitù.
Il rischio è la perdita di umanità, di identità, di personalità, di comunità umana. Tutto regolato dalla tecnica. Già previsto da almeno un secolo, da grandi scienziati che ci aprirono la mente alla meccanica quantistica.
E allora cosa fare nei prossimi trenta anni? Studiare, istruirsi, formarsi per essere persone che sanno fare in modo consapevole e responsabile ciò che ci indica la scienza. Ma che sanno anche pensare, vivere bene e rispettarsi.
Si sente riparlare di umanesimo, di nuovo umanesimo. Purtroppo, ora sono solo parole che non trovano riscontro nei fatti. Questa è il prodotto di una politica priva di valori e di competenza, cioè priva di cultura.
Ma se consideriamo i temi di una umanità più giusta, più equa, che non dimentica i suoi figli ovunque essi siano, allora dobbiamo pensare, considerandola centrale, alla cultura ricca e diffusa. Si, proprio la cultura, la bellezza, la giustizia sono il nutrimento di cui dobbiamo cibarci nei prossimi trenta anni. Solo così la polis ci darà regole di vita giuste e adeguate per noi “mortali”. Rivisitiamo i Greci antichi, forse avevano capito mentre noi ci siamo persi per la strada. Ritrovare Platone sarà un gioco di successo dei prossimi trenta anni.
Queste le migliori intenzioni, ma cosa succederà realmente nei prossimi trenta anni?
Proviamo a fare qualche misura di confronto. Pensiamo a come siamo cambiati negli ultimi cinquecento/seicento anni rispetto ai 40.000 precedenti: siamo scesi dagli alberi ed abbiamo cominciato a camminare eretti ma abbiamo camminato in fretta nelle nostre peregrinazioni (tutti emigranti e….neri). Ma negli ultimi diecimila anni abbiamo generato culture come i Sumeri, gli Egiziani e poi la meravigliosa e mai eguagliata Grecia. Ci siamo occupati poco dell’Oriente che camminava molto veloce e profondo nei pensieri, ci siamo concentrati in occidente soprattutto per effetto delle scoperte scientifiche e dei cambiamenti nella vita degli esseri umani. Galilei, Newton, Darwin; dalle navi a vela a quelle a vapore, agli scambi, alle guerre purtroppo e così di molte altre cose che adesso sarebbe troppo lungo ricordare.
Poi pensiamo agli ultimi cinquanta anni rispetto agli antecedenti 500/600. un esempio: il primo volo umano con un aereo di legno e tela (fratelli Wright) e la discesa sulla luna, nello stesso cinquantennio.
Ora è facile immaginare quale cambiamento ci aspetta nei prossimi trenta anni. Ricordiamo fra tutte la velocità di comunicazione: le reti telematiche ma con una informatica non più programmata con i BIT, con i programmi binari, ma con i QBIT derivati dalla meccanica quantistica. Velocita impressionanti. Prove già fatte hanno dimostrato che anni di elaborazioni tradizionali si possono fare in pochi minuti. Velocità computazionali pazzesche, fino ad oggi inimmaginabili.
Fantascienza?
IBM ci sta già lavorando e così GOOGLE che pare detenga l’elaboratore più grande al mondo o giù di lì.
Cosa accadrà nell’industria manifatturiera?
Non osiamo immaginarlo. Con una economia sostenibile, circolare, cambieranno i materiali, i processi, le tecnologie. Attenti alle tecniche che, se applicate ad una società povera di cultura, creerebbero i nuovi schiavi. Hanno già cominciato….
Ma, importantissimo, cosa dovrà cambiare nei sistemi di formazione, di educazione per adeguarli ai cambiamenti; come andranno formate le generazioni che dovranno vivere questi tempi di cambiamento radicale?
Con una scuola che è già vecchia e inadeguata?
Non riteniamo sia possibile.
Il Capitale Umano farà la differenza in un mondo che cambia, quasi tutto.
Abbiamo tralasciato molti aspetti per ragioni di spazio ma sarà facile rendersene conto appena finita questa pandemia, certi comunque che ce ne saranno altre.
Venti righe per ipotizzare un futuro di cambiamenti impensabili, con le progressioni temporali che abbiamo provato a rappresentare, non consentono una più ampia riflessione. Non sono argomenti che consentono analisi frettolose. Possiamo immaginarlo un futuro di cambiamento e riparlarne con maggiori dettagli magari.
Una sola raccomandazione certa per affrontare vincenti il futuro che ci aspetta: studiare, apprendere, sviluppare umanità, valori e competenze: cultura insomma. Chi ci ha resi analfabeti funzionali andrebbe processato. I responsabili ci sono: fra noi.